venerdì 14 ottobre 2011

La forza del salice





E così me l’hanno detto.
Che sono pazza.
Dicono che i pazzi non sanno di esserlo.

E’ falso.

Quando ti risvegli dopo una settimana.
Vissuta tra parentesi.
Come se ti avessero messo in pausa.
E ti dicono che invece c’eri e ti hanno rigirato il cervello come un guanto, e rimpinzato di gocce che ti fanno parlare piano, muovere lentamente come quelle lumachine che escono dopo la pioggia.
Ma non ti sei accorta di niente.

Non ti sei accorta che i tuoi figli non li hanno portati a vedere la statua, che tuo marito ti imboccava senza trovare la strada perchè Fata Morgana era nelle sue lacrime.

Ti senti pazza…
Quando si raccomandano di non guidare, quando è ancora troppo presto per ricominciare a lavorare, quando tuo padre si trattiene con te e i nipotini finché non torna tuo marito e prima non lo aveva mai fatto, ti senti pazza anche se non lo sei.
Quando ti accorgi che chiunque ti guarda distrae lo sguardo perché sa.

Perché l’eco delle tue rovine trova sempre un muro dove rimbalzare

Allora devi prendere l’ultima acqua delle tue radici e far crescere quei pochi semi che ancora stringi in pugno.
Quello che nasce non è forte come una sequoia, non ha foglie verdi su di sé e non è mai primavera.


Senti cadere lungo i fianchi i mille fili della tua vita da riannodare e non riesci a prenderli tutti.
E ti accorgi che non si possono spezzare, sono il tuo passato e il tuo futuro.
In ognuno c’è un ricordo, in ognuno c’è una storia… hai solo bisogno di tempo per riordinarli tutti.

Ma intanto sono lì, intorno a te. E sono indistruttibili
Sono forti, come te, i mille fili della tua vita, ricordi che danzano intorno al tuo esile tronco in un giorno di tramontana.
Ma ti senti forte.

Come il salice che non sa di piangere.



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Marco Frosali

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