In un futuro incommensurabilmente lontano, vivevano Ekbab e Abkok.
Nel senso che vivevano solo Ekbab e Abkok
Erano gli ultimi due esseri umani rimasti sulla faccia di una Terra devastata, ma in ripresa.
Dal momento in cui, secoli prima, la razza umana iniziò a diminuire vertiginosamente, la natura riprese lentamente possesso di ciò che non era artefatto, strafatto o anche solo abbozzato.
Un nuovo Eden, con alcune sottili differenze, che non è il caso di stare qui a ricordare.
Ekbab e Abkok avevano caratteri molto diversi.
Per non litigare continuamente abitavano lontani.
Decisero, tanto per, di incontrarsi una sola volta l'anno, per il disbrigo di una pratica istituzionale: la giornata mondiale per il ricordo dell'umanità.
Una ricorrenza che non c'era ancora e di cui avrebbero discusso in parlamento, proprio il giorno successivo.
Durante le sette votazioni per varare questa solennità, i rappresentanti dei due schieramenti rimasti (di cui Ekbab e Abkok erano gli unici e più illustri rappresentanti), ruppero i loro rapporti.
Dal loro seggio tentarono di formulare la proposta ma cominciarono a divergere d'opinione, finendo sull'annoso problema dell'eccessivo numero di rappresentanti al governo.
Due.
Come si potevano prendere decisioni importanti se non erano mai d'accordo?
La sessione di quel giorno prese una brutta piega. In seguito a due sfiducie, tre interrogazioni e una rissa, si accorsero entrambi che l'unica maniera di mantenere la faccia, era una dichiarazione di guerra.
Si sarebbero dati tempo due giorni, per organizzare gli armamenti.
Dal XX secolo la Terra non vedeva conflitti totali.
In effetti per raggiungere la teorica estinzione, non ce n'era stato bisogno.
Teorica solo finché Ekbab e Abkok fossero sopravvissuti.
Erano entrambi maschi e non c'era speranza di riproduzione.
Due giorni dopo ebbe inizio quella che la storia avrebbe ricordato come la "3° Guerra Mondiale", scritto maiuscolo.
Beh, in realtà la memoria di quello che stava per accadere, sarebbe stato appannaggio di: tre cani, sei gatti, un asino e una manciata d'insetti.
Per il resto, non se li sarebbe filati nessuno.
Ekbab e Abkok si presero a mazzate, tanto che la guerra ebbe fine prima di sera.
Ci fu una tregua ma prima che Ekbab, in netto vantaggio sull'avversario, potesse scrivere le condizioni di pace, Abkok schiattò letteralmente davanti ai suoi occhi.
Ekbab ci rimase proprio male.
Mica se lo aspettava.
Adesso era solo. Aveva vinto la guerra e avrebbe avuto la maggioranza di governo fino alla fine del suo mandato.
Dal giorno dopo sedette diligentemente sul suo seggio.
Vociava ostinatamente al vento le sue idee che venivano approvate da lui medesimo.
Ekbab volle costruire un monumento alla memoria del suo avversario.
Durante i lavori si accorse di non avere tutti i permessi.
Dopo una settimana di gabinetto, emise una pioggia di decreti, così da avere carta bianca per ogni decisione.
Ma... aveva appena dato vita a un regime totalitario a cui era fermamente ostile.
Secondo la costituzione avrebbe dovuto dichiarare guerra per scongiurare l'assolutismo.
Ekbab balzò in piedi, aprì la bocca e cominciò a sbattere le labbra come un pesce.
Dopo aver composto due o tre versetti incomprensibili piombò per terra e morì.
L'ultimo suo pensiero, oltre che essere impronunciabile tra persone perbene, fu un manifesto alla libertà.
Un manifesto che nessuno avrebbe affisso da nessuna parte.
Da quel momento la Terra visse il periodo di pace più lungo della sua storia.
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Marco Frosali
Marco Frosali
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