L’ho sognata una notte d’estate, che non avevo ancora vent’anni.
Una di quelle notti calde che i grilli si raccontano storie facendoti compagnia.
Ero piombato in uno di quegli istanti dilatati, cangianti, sconosciuti, contaminati dalle proprie esperienze.
Sogno.
Sogno.
Non so come ero arrivato a lei.
Aveva capelli lunghi, morbidi, di qualsiasi colore.
Gli occhi proiettavano una radiazione cosmica di fondo.
Era vestita. Non era vestita.
Non l’ho spogliata.
La baciavo con gli occhi bassi, per non offenderla, aperti per non perdermi.
Quella notte ci siamo saldati in un abbraccio che nessuna fiamma poteva sciogliere.
Abbiamo fatto l’amore… no, abbiamo scritto una poesia e l’abbiamo cantata alle comete che passavano di là.
I sogni ti fanno sbirciare le persone che incontri ma tanto più riesci a sfiorarle, maggiore è la profondità del ricordo.
E al risveglio senti che hai lasciato un pezzo, di là.
Tanto che saresti disposto a tutto pur di tornarci.
Ma non esistono navigatori in grado di farti ritrovare quel sentiero.
Per mesi ho percorso le vie della città: forse l’avevo intravista per caso e messa nel mio cuore.
Non l’ho più trovata.
Da allora l’ho cercata in ogni donna, in ogni sguardo, frugando in ogni lacrima o sorriso, dietro rossetti sgargianti, ciprie e pizzi decorati.
L’ho cercata in ogni tragedia, in ogni commedia.
L’ho cercata nei momenti di vittoria e in quelli di disfatta.
Non l’ho più trovata.
Nemmeno su youporn.
Marco Frosali
N.B.: Vietata ogni riproduzione anche parziale senza la citazione del nome dell’autore.
Nessun commento:
Posta un commento